AL TAVOLO DELLE TRATTATIVE

In questi giorni si discorre di patto sociale.  Governo e parti sociali dovranno incontrarsi per trovare possibili risposte ai problemi del paese post crisi. 
Un nodo fondamentale è la presenza o meno dei partiti politici al grande e nobile tavolo. 
Per millenni noti filosofi si sono interrogati sulla sua natura e origine. Di certo è un elemento necessario per legittimare il potere statale. 
Dunque potremmo affermare che i rappresentanti politici che non sono titolari di cariche di governo non debbano partecipare. 
Tuttavia la questione di fondo deve essere tutt'altra. In particolare per ben affrontare i problemi del paese e procedere ad una proposta di riforma convincente bisognerebbe agire con l'erudizione acquisita in secoli di storia e con competenza delle parti coinvolte. 
È necessario apportare la miglior soluzione in un contesto dialogico dove prevalga il buon senso. Per una soluzione che sia equilibrata, dunque, non si deve guardare a questa opportunità con chiusura e rigidità, ma è opportuno rifarsi a regole flessibili e mutevoli. 
Pertanto, per un efficace regolamento dei rapporti tra governanti e governati e per il miglior patto sociale possibile, la società necessita di aprire il tavolo contrattuale a coloro che sono disposti al dialogo e chiudere i battenti ai cosiddetti "bastiancontrario". 


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